Tra l'acqua chiara e il gran Sole

 

Le greche Cicladi
ospitano la nostra estate,
e noi poggiamo i piedi
su tantissimi granelli di sabbia
e poi sulle strade
della bianca città vecchia.
La tua pelle bronzea
dall’ardore del gran Sole,
l’edera avvinghiata
all’uscio delle case
copre il telaio delle finestre,
le nostre teste
e le nostre mani strette,
ma il gran Sole
non è forte abbastanza
contro la tua voglia di ricordi,
e nemmeno la mia gravità
contro la tua energia.
Ti seguo,
ti guardo,
tiro il tuo braccio
dissuadendoti con un bacio,
e poi un altro,
la tua bocca fresca
come il ciliegio,
mi rispondi
ma corri subito in un chiosco,
a parlare con un mercante,
vieni poi da me
e sotto il gran Sole
repentino un abbraccio,
si alza l’aria salmastra,
frizzantina,
refrigerio,
e poi di nuovo in giro,
per le viuzze,
per le strade,
tra le botteghe,
tra la gente,
tu senza sosta;
e nel meriggio
tra le colline ardenti
e l’acqua chiara,
in tutta l’isola si dice il tuo nome
con grande meraviglia.

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