La ricezione dei primi stranieri

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1840–1860

Traduzione di un testo tratto da How Religion came to Uganda — Come la religione giunse in Uganda riportato da C.W. Hattersley, nel Uganda Notes, Maggio 1902, p. 35

Scritto dal katikkiro (primo ministro) del Regno di Buganda e dal prete ugandese anglicano Henry Wright Kitakule Duta.

Kabaka, si intende il Re di Buganda che più del ruolo politico di sovrano, è inteso come la persona custode della civiltà espressa nei secoli dal popolo di Buganda.

Durante il regno di Suuna (ventinovesimo kabaka di Buganda prima di Mutesa), il Re ricevette visite da parte di alcuni arabi: Medi Abraham (al secolo Ahmed bin Ibrahim, mercante da Zanzibar), Kyera, Amulain, Mina, Katukula Mungazija e Zigeya Mubulusi.

Tra questi arabi Medi Abraham era quello che Suuna stimava di più, e come segno della sua grande considerazione fece all’uomo diversi doni: avorio, donne e schiavi.

In seguito Medi Abraham, dopo aver visto Suuna ordinare la morte di diverse persone senza farsi molti scrupoli, gli disse: “sebbene tu abbia ucciso tutte queste persone con così poco riguardo alla loro vita, sappi che c’è un Dio che li ha creati, e da Lui tu hai ottenuto il tuo regno e il popolo che governi e che sempre Lui ha creato anche te.”

Suna non gli credette. “Io conosco gli Dei, i santi antenati, e sono loro ad avermi dato il mio regno” ma Medi Abraham ripeté le stesse parole ogniqualvolta veniva convocato da Suuna.

Poco tempo dopo Suuna chiese a Medi: “Dov’è un Dio più grande di me?” E Medi gli rispose: “Esiste un Dio che resusciterà tutti i morti che credono in lui e loro andranno in paradiso.”

Dopo aver ascoltato le sue parole, Suuna acconsentì che Medi gli leggesse del suo Dio, ma solo di tanto in tanto. E fu così che Suuna apprese i primi quattro capitoli del Corano.

Quando finalmente Suuna stava cominciando a capire quello che Medi gli stava leggendo, l’arabo ritornò alla costa e non fece più ritorno in Uganda e poco dopo Suuna morì (era il 1856) e Mutesa gli succedette, e fece Banda capitale del regno situato a metà strada tra Mengo e Ngogwe. Mutesa ha inoltre incoraggiato gli arabi a visitarlo. Così vennero Katukula Hali, Hamuli Musirimu e Makwega, uno Swahili. Mutesa fece amicizia con loro e consegnò molti doni proprio come suo padre Suuna prima di lui.

Kabaka Mutesa chiese a Katukula: “Cosa eravate soliti discutere con mio padre quando gli facevate visita?” e Katukula rispose: “Eravamo soliti parlare di Dio, il Re dei Re e che Lui resusciterà tutti i morti che credono in Lui”. Mutesa chiese: “Mi state prendendo in giro? Mi volete far credere che esiste davvero una vita dopo la morte?” Gli arabi gli dissero che davvero esisteva una vita dopo la morte e che coloro che avessero imparato la parola di Dio saranno resuscitati e torneranno alla vita. Mutesa allora disse: “Ebbene, insegnami a leggere”. E Katukula ogni volta che visitava Mutesa portava con sé uno Swahili chiamato Makwega che insegnò al kabaka tutti i giorni. Così il kabaka imparò il Maomettanesimo molto velocemente, ma non era solo. Altre persone studiavano insieme al kabaka e i loro nomi erano: Musisi Sabakaki, Basude Sabawali di Kigalagala, Myakonyi Omumyuka di Myukanya e poco dopo Kauta Mukasa (katikkiro, al tempo), Mujabi Omutabuza, Tebukoya, Sembuzi e Wakibi.

Loro furono i primi cui veniva impartita la religione di Maometto ma era difficile convertire il resto della corte e i sudditi e così kabaka Mutesa impose a tutti i suoi soggetti di leggere gli scritti del Maomettanesimo. Mutesa imparò pure a scrivere in arabico. L’arabo Wamisi portò con sé il Maomettano Kibali per insegnare tale scrittura al Re.

Mutesa viaggiò da Nakawa a Nabulagala e poi verso Rubaga dove rimase per qualche tempo. Il Re ordinò ancora al suo popolo di leggere ma era evidente come la maggior parte non aveva cura di quanto gli venisse ordinato. E quindi si rivolse a capi distrettuali del luogo chiedendo loro: “Voglio sapere se il popolo sta imparando a credere nell’Islam”. “Sì, sì, sua Maestà”. “Ebbene, se è come dite, perché non si salutano l’un l’altro come Maomettani?” E uno di loro rispose: “Alcuni si salutano così — Salamaleki dekimu musalamu, altri Sibwakede bwatulise.”

Il kabaka, suo malgrado, capì che non solo non avevano imparato a salutare ma che quelli che hanno cominciato seriamente a farlo erano ben pochi. Adirato, il Re dette ordine che ogni uomo che non aveva imparato il saluto Maomettano doveva impararlo e chi si rifiutava avrebbe visto tutti i suoi beni confiscati.

Tutti coloro che non impararono il saluto furono chiamati infedeli per poi venire uccisi.

Ogni uomo sposato posò una pietra nel suo giardino su cui pregare e tutti i capi distrettuali costruirono una moschea.

E fu così che molte persone divennero lettori (ma senza venire circoncisi) e molti capi distrettuali appresso quella fede.