Ma cosa diamine è il razzismo? Una breve lezione umana

Christian Loubotin, foto pubblicitaria delle sue nuove ballerine disegnate per qualsiasi incarnato

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Pubblicato precedentemente il 3 Agosto 2018

Per alcuni potrei essere il “classico nero” che dà ai “classici bianchi” la solita e noiosa lezione sul razzismo perché ovviamente in quanto nero ne so più di voi sull’argomento, perché si sa, siamo un po’ come panda da tutelare e, nel caso non l’abbiate capito, voi siete il WWF. E invece credo che alcuni di voi siano piuttosto avezzi ormai al mio fare irriverente e per chi fosse nuovo a queste mie lettere romane estive, vorrei che mi consideraste semplicemente come Ian, e queste sono le mie personali riflessioni che metto per iscritto con la speranza di poterci capire di più di questo mondo e magari dare ai più elementi su cui riflettere.

Il razzismo in Italia è allarmismo. “L’Italia è un paese razzista” si dice. La stampa lo dice, la televisione lo ripete, e snocciolano casi, alcuni magari senza essere arrivati ad una totale indagine; intanto vengono mischiati casi effettivamente deplorevoli, e ovviamente c’è sempre un africano che conferma che il razzismo c’è, esiste, esiste quando svolti l’angolo, quando mangi pasta col tonno, ovunque. E sempre l’africano ci ricorda ovviamente come dobbiamo essere umani. Il guaio è che siamo effettivamente umani, troppo umani. Ma facciamoci aiutare dal vocabolario Treccani.

Il razzismo è la concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la ‘purezza’ e il predominio della ‘razza superiore’.

Questa definizione pone al centro due argomenti che affronteremo. La prima questione è l’aspetto concettuale e la seconda è l’aspetto politico, istituzionale. La prima teorizza una superiorità estetica, intellettuale, morale, culturale sulla base della razza ossia di caratteri comuni esteriori ed ereditari; la seconda questione è l’attiva tutela e difesa della razza attraverso mezzi coercitivi quali le forze di polizia, divieti e leggi dello Stato.

Qualsiasi cosa non rientri in questa definizione è discriminazione ossia una distinzione operata in seguito a un giudizio o ad una classificazione. Meno forte perché opera sul piano personale, privato non statale, e si caratterizza nella propria esperienza e nel modo di agire nel mondo.

Molto spesso si dimentica che il razzismo era scienza nel delirio positivista di fine Ottocento. Il mondo anglosassone e quello francese ci hanno fondato imperi su un tale pensiero con l’avvallo della comunità scientifica. E quello del Regno Unito era il più grande impero della Storia con la esse maiuscola. Noi viviamo in un modo disegnato dai britannici che, negli ultimi cinquecento anni di storia, se c’è un evento davvero degno di nota è la loro immigrazione: la più grande e imponente della storia e quella che effettivamente ha cambiato il mondo. Molti britannici scappavano dalla miseria, dalle lotte religiose ed erano abbrutiti, logorati dai conflitti e dalle malattie. Sulla Mayflower non c’erano dottori laureati ad Oxford. Era gente perseguitata, sofferente e ignorante. E soltanto gente così poteva fondare uno Stato su basi così razziste come gli Stati Uniti d’America, uno Stato dichiaratamente razzista da prima della fondazione fino agli Settanta, esattamente come e molto peggio dell’apartheid del Sud Africa. L’Italia nella sua storia millennaria ha sempre interagito con altri popoli, magari disprezzandoli pure, visto che è sempre stata preda di teutonici, turchi, spagnoli, austriaci, francesi, nord africani ma il disprezzo italiano verso altre popolazioni non si è mai fondato sul “colore della pelle”. È sempre stato per un insieme di elementi, ma gli americani sono stati più scientifici, cinici, violenti e su vari livelli non molto umani e la continua e inappropriata associazione alla loro storia razzista sottolinea solo come poco si sa di quello che è accaduto in quel paese da prima della sua fondazione ad oggi e in Sud America, destinazione della maggior parte degli africani dall’Africa Occidentale trafficati dai mercanti europei dopo averli comprati da schiavisti mussulmani o dai loro sovrani o rubati perché anche questo tocca dirlo, in Africa, come in tutto il mondo e per secoli, la schiavitù è stata un’istituzione ben presente nella società.

Memoriale dei linciaggi, statua scolpita dal Ghanese Kwame Akoto-Bamfo, Montgomery, Alabama

Memoriale dei linciaggi, statua scolpita dal Ghanese Kwame Akoto-Bamfo, Montgomery, Alabama

Negli Stati Uniti d’America il “negro” era un oggetto da comprare e di cui disponevi totalmente della sua vita. Una signoria totale. E badate, non erano considerati africani, questo magari avrebbe riconosciuto in questi individui una certa umanità, una cultura diversa da quella anglosassone, ma i negri erano negri, e tali erano considerati. Non umani bensì oggetti di cui disporre. Culture inferiori, talmente basse da non meritare alcun riconoscimento né rispetto. E secondo la visione razzista di allora il bianco era colui che rappresentava “la cultura inglese, anglosassone”. Questo era il “bianco” ed ecco perché gli italiani non vi rientravano e tutti coloro che non rientravano nelle fattezze di un nord europeo. Hitler è un dilettante se confrontato con i cinquecento anni di storia americana, anzi, lui ha preso esempio da loro: campi di concentramento, leggi razziali, erano tutte cose che gli inglesi e americani praticavano da secoli. Una storia intrisa nel sangue. E non si ferma qui. Gli immigrati inglesi prima, durante e dopo l’indipendenza americana hanno escogitato ogni sorta di sotterfugio pur di tenere questi africani sotto il loro giogo. Tagliavano loro un piede se scappavano, torturavano chi non lavorava abbastanza, smembravano famiglie intere dividendo i mariti dalle mogli, le donne dai figli, i figli dai padri e i padroni violentavano ripetutamente le donne. Impunità totale. E se questo vi pare disumano sappiate come poteva essere la vita di chi nasceva frutto di uno stupro o come poteva essere qualificato. Se era troppo scuro rispetto ad un sacchetto di cartone era uno schiavo, se era più chiaro qualche diritto gli veniva riconosciuto ma mai, e dico mai, piena cittadinanza.

Cartolina di un linciaggio avvenuto nel 1920 a Duluth, Minnesota

Cartolina di un linciaggio avvenuto nel 1920 a Duluth, Minnesota

Da qui l’ossessione americana di definirsi tre quarti nero, un ottavo nativo americano e altre corbellerie frutto di questo orrendo e scabroso passato. Ma sappiate che questo non era solo prassi consuetudinaria di un popolo ma leggi dello Stato. L’ironia della sorte è che il partito democratico americano (quello che ha eletto Obama per intenderci) è stato quello più razzista ostacolando con ogni mezzo qualsiasi norma potesse agevolare la vita di quelli che per loro erano semplicemente “negri”. Furono i repubblicani con Abraham Lincoln a liberare questi “negri” ma poi ci si è messa di mezzo la Suprema Corte degli Stati Uniti (l’equivalente della nostra Corte Costituzionale) che nel caso Scott contro Sandford (60 U.S. 393) del 1856 ha dichiarato, e riporto fedelmente:

un negro, cui antenati sono stati importati negli Stati Uniti come schiavi o uomini liberi, non può essere e non è mai stato inteso possa essere un cittadino americano e quindi non ha legittimazione ad agire nelle corti federali.
— Estratto del dispositivo della sentenza della Suprema Corte degli Stati Uniti d'America, caso Dred Scott contro Sandford, 60 U.S. 393 (1857)

Provate ad immaginare il clima di terrorismo si poteva vivere da “negri” in questo inferno dove lo Stato in tutti i suoi apparati è dichiaratamente contro di te . Uno Stato dove per davvero non potevi sognare e fare nulla perché “negro”.

Uno Stato dove se venivi ucciso non importava nulla a nessuno perché non eri registrato, e nel caso tu lo fossi stato, solo in relazione al padrone. Uno Stato dove aveva senso parlare di “supremazia bianca” perché i bianchi, gli anglosassoni, ti tenevano in pugno e hanno messo in campo ogni mezzo pur di abbrutirti . E lo hanno fatto per cinquecento anni tanto forte era la convinzione che tu fossi un sub-umano tanto da convincere anche te che non c’era altro cui ambire; d’altronde sei un “negro” e devi patire, lavorare, soffrire e morire. Provate ad immaginare voi la barbarie.

I linciaggi sono eventi caratteristici e brutali della storia americana. Così amati che si scambiavano anche le cartoline e devo dire che questo particolare ha davvero del grottesco però veniva praticata . Quale piacere ci potesse essere nel ricevere una così orribile missiva, non lo so, ma rappresentano per noi, tristi ma preziosi documenti storici.

Tuttavia, gli afroamericani non erano i soli ad essere linciati, anche molti italiani, in particolare siciliani.

Emblematico è il caso di tale Jim Rollins.

Questo Jim Rollins, secondo il dolce stil novo dell'epoca, era un negro, un negro che si è macchiato della colpa di mescolanza interrazziale

ossia di aver intrattenuto con tale Edith Labue uno dei seguenti rapporti proibiti: matrimonio interrazziale, adulterio o fornicazione.

La Corte d'Appello dell'Alabama ha evidenziato come durante il processo sono stati commessi errori circa le prove ammesse nel procedimento riportando come la confessione di Jim Rollins fosse stata estorta con la minaccia e la violenza.

Gli errori rinvenuti non possono quindi costituire una prova legittima e sufficiente a superare la presunzione di innocenza rendendo perciò il reato di mescolanza interrazziale non sussistente.

Sembra che giustizia sia stata fatta, però poco prima della fine del del dispositivo, la corte aggiunge questo particolare:

Non vi sono prove che dimostrino che la donna in questione, tale Edith Labue, sia una donna bianca, che non abbia sangue negro nelle vene o che non sia una discendente di negri. Questo è un elemento essenziale alla condanna, e come tale deve essere supportato da prove che vadano oltre il ragionevole dubbio e ben oltre la certezza morale. Il semplice fatto che la testimonianza deposta affermi che la donna sia originaria della Sicilia non può in nessun modo condurre alla conclusione che la donna non sia negra o discendente di negri.
— Estratto del dispositivo della sentenza della Corte d'Appello dell'Alabama, caso Jim Rollins contro Stato dell'Alabama, 18 Ala. App. 354 (Ala. Crim. App. 1922)

Cerchiamo di capire meglio questa repulsione nei confronti degli Italiani negli Stati Uniti d'America.

L’anti-cattolicesimo, allora una forza molto potente nella politica americana, vedeva gli italiani cattolici come una forza straniera malvagia capace di minare e indebolire la democrazia americana ; mentre i cattolici irlandesi erano diffidenti nei confronti degli italiani perché la nazione recentemente unificata aveva espropriato la Chiesa cattolica dei suoi territori durante l’unificazione.

Il Ku Klux Klan era contro l’immigrazione italiana per motivi razziali e religiosi. Gli italiani erano considerati una razza impura al servizio di una potenza estera corrotta

Il Ku Klux Klan era contro l’immigrazione italiana per motivi razziali e religiosi. Gli italiani erano considerati una razza impura al servizio di una potenza estera corrotta

Giustificando il famoso linciaggio di undici italiani del 14 Marzo 1891 a New Orleans (assolti al processo per l’omicidio di un poliziotto, David Hennessy), un editoriale del Times così sviliva i siciliani.

Questi furtivi e vigliacchi siciliani, discendenti di banditi e assassini, hanno portato in questo paese le loro passioni senza legge e le loro usanze da tagliagole. Sono per noi un flagello senza mitigazione. Le vipere che strisciano per strada sono cittadini di egual valore. La legge del linciaggio era la sola via percorribile alla gente di New Orleans.

Riguardo la vicenda, il sindaco Joseph A. Shakespeare ha espresso il comune pregiudizio anti-italiano lamentando che la città era diventata attraente per “ le peggiori classi di europei , meridionali italiani e siciliani: la gente più pigra, viziata e inutile tra noi”. Affermando inoltre: “sono sudici nelle loro persone e nelle loro case” e li ha incolpati per la diffusione di malattie sentenziando che erano: “senza coraggio, onore, verità, orgoglio, religione o qualsiasi altra qualità che renda un buon cittadino” .

Il titolo di giornale famoso del linciaggio di New Orleans

Il titolo di giornale famoso del linciaggio di New Orleans

L’incidente ha avuto gravi ripercussioni nazionali. Il console italiano Pasquale Corte di New Orleans iniziò una protesta e lasciò la città nel maggio 1891 sotto le direttive del governo. Il New York Times ha pubblicato una lunga dichiarazione in cui accusava i politici della città di essere responsabili del linciaggio degli italiani. L’Italia ha interrotto le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti scatenando voci di una guerra. L’aumento del sentimento anti-italiano ha portato a richieste di restrizioni sull’immigrazione. La parola “mafia” entrò nel lessico americano e lo stereotipo del mafioso italiano si affermò nell’immaginario popolare.

E parlando di fomentatori vi era tale Denis Kearney (1847–1907) irlandese americano, capo operaio californiano del tardo XIX secolo che era noto per le sue opinioni nativiste e razziste sugli immigrati cinesi. Era ritenuto un “demagogo di straordinario carisma”. Tale distinto signore ha spesso tenuto lunghi e caustici discorsi incentrati su quattro argomenti principali: disprezzo per la stampa, per i capitalisti, per i politici e per gli immigrati cinesi. È noto per aver terminato tutti i suoi discorsi con la frase: “e qualunque cosa accada, i cinesi devono andare”. (una consapevole citazione della frase con cui il senatore romano Catone il Vecchio era solito terminare tutti i discorsi contro Cartagine: ceterum censeo Carthaginem esse delendam). La sua propaganda fu talmente efficace da portare alla promulgazione nel 6 Maggio del 1882 della Legge di esclusione dei cinesi, Chinese Exclusion Act.

Non ho menzionato quello che hanno patito i nativi americani ma solo perché finire nelle riserve non credo possa essere ritenuto un atto volontario e non ferocemente combattuto. E non ho gli spazi qui per scrivere dettagliamente quanto nella loro coscienza collettiva l’immigrazione di massa anglosassone abbia cambiato il loro stare insieme e il comune destino. Nell’arco di due secoli popolazioni millennarie sono state annichilite con una violenza e un’avidità senza precedenti.

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Noi generalmente arriviamo solo all’ultimo episodio di questa tragedia (per alcuni Martin Luther King o Obama) e celebriamo il progressismo americano ignorando tutta la storia intrisa nel sangue . Abbiamo in testa quelli che loro chiamavano “negri”. La generazione di italiani del dopoguerra era affascinata e imitava una società che riteneva all’avanguardia quando su molti elementi sono molto diversi fortunatamente dagli italiani. Abbiamo ripreso temi coloniali del tardo-risorgimento e dell’esperienza coloniale e li abbiamo resi canzoni dell’estate come la canzone dei “Watussi”, non potrò mai esprimere a parole quanto disprezzi questa canzone . In buona fede abbiamo guardato gli americani e i loro movimenti per i diritti civili. “Che bravi, dare a dei “negri” l’opportunità di andare in scuole non segregate e di poter accedere ad incarichi pubblici" . Invece, la cosa più orrenda dei diritti civili e che non sono civili per niente . Gli afroamericani sono stati violentati, uccisi, linciati e fatti lavorare per ore senza compenso per quasi cinque secoli, e qualcuno mi vuole parlare di diritti civili? Si chiamano così perché gli americani non hanno mai firmato il trattato sui diritti umani preferendo risolvere questioni domestiche internamente ma facendo ciò hanno dato una brutta lezione al mondo ossia che i diritti fondamentali di quelli che con disprezzo venivano chiamati “negri”, degli africani, sono negoziabili . E Martin Luther King è fumo negli occhi. Pensate davvero che se non ci fosse stata violenza tutto questo non sarebbe stato raggiunto? Panzane. Al contrario, molto sangue è stato versato. La storia europea è piena di persone come Malcolm X ma la storiografia e la classe media americana e britannica hanno promosso figure come Ghandi e Martin Luther King. Un’ipocrisia che credo vada detta. Molta gente è morta ingiustamente e l’aspetto non-violento serve solo a coloro che hanno perpetrato gravi crimini contro l’umanità per secoli a non danneggiare od oscurare troppo la propria narrazione collettiva ma i paesi oppressi non hanno tutto questo amore per queste figure.

Perché ho fatto questa breve digressione? Per darvi un’idea di cosa sia uno Stato razzista, un popolo razzista, e di come la storia d’Italia sia anni luce avanti rispetto agli Stati Uniti d’America . Certo, gli Stati Uniti sono molto diversi da settant’anni fa ma questa è la storia che li ha forgiati . L’Italia durante il tardo Risorgimento e durante il Fascismo ha un po’ seguito ciecamente le mode del tempo di cose che non proprio le appartenevano come la smania coloniale dettata più dall’affermazione internazionale del neo Stato-nazione che dal convincimento profondo culturale dell’inferiorità di altri popoli.

Mazzini, non proprio ritenuto un esaltato, tuttavia scriveva:

Come il Marocco spetta alla penisola Iberica e l’Algeria alla Francia, Tunisi chiave del Mediterraneo centrale spetta visibilmente all’Italia. Tunisi, Tripoli e la Cirenaica formano parte…di quella zona Africana che appartiene veramente fino all’Atlante al sistema Europeo. E sulle cime dell’Atlante sventolò la bandiera di Roma, quando, rovesciata Cartagine, il Mediterraneo si chiamò Mare nostro. Fummo padroni, fino al V secolo, di tutta quella regione. Oggi i Francesi l’adocchiano e l’avranno tra non molto se noi non l’abbiamo.

Il Fascismo, che ha visto la Grande Guerra come compimento del sogno risorgimentale, ha fatto il resto ma non è qualcosa che ha plasmato e inciso nel tessuto culturale italiano perché l’Italia ha sempre avuto contro tutti per terra e per mare e il genio italiano è sempre stato quello di osservare e rielaborare sempre il bello, ovunque esso sia, qualsiasi persona o popolo ne fosse portatore. Se nella storia americana c’è qualcosa di ferino, un progresso che nasce da una lotta costante, la storia italiana ha avuto una continua lotta con il mondo esterno per terra e per mare, e importanti istituzioni come la Chiesa Cattolica Romana che ha esercitato un radicamento pervasivo forse proprio per tenere assieme ciò che veniva continuamente assediato insieme alle ben localizzate corporazioni che hanno plasmato e sfruttato prima le città-stato e poi il paese.

Certo, è stato terrorista, ma non lo Stato italiano, i comuni e le signorie italiane contro gli ebrei, sì. Intorno al XVI secolo gli ebrei sono stati confinati nei ghetti in tutto il centro-nord, il meridione non fa testo perché prima del predetto secolo erano già stati tutti espulsi. E questo perché gli Ebrei, nonostante la Bibbia fosse frutto della loro antica tradizione monoteista (e in un certo senso anche il Cristianesimo che accosterei quasi ad un conflitto all’interno del Giudaismo), sono sempre stati malvisti nel Mediterraneo prima del Cristianesimo per non essere politeisti e poi, con l’instaurazione del Cristianesimo come religione dell’impero sotto Costantino, come coloro che hanno ucciso Gesù e questo fino ai giorni nostri. Nel territorio italico gli Ebrei hanno subìto costanti angherie, sopprusi e limitazioni della loro capacità giuridica e questo per quasi mille e cinquecento anni. Figuratevi che nel 388 in Siria, a Callinicum, sul fiume Eufrate (l’odierna al-Raqqa), una folla di cristiani diede l’assalto ad una sinagoga e la bruciò. Il governatore romano condannò l’accaduto e, per mantenere l’ordine pubblico, dispose affinché la sinagoga venisse ricostruita a spese del vescovo. L’imperatore Teodosio I rese noto di condividere quanto deciso dal suo funzionario.

Tuttavia il nostro sant’Ambrogio si oppose alla decisione dell’imperatore e gli scrisse una lettera per convincerlo a ritirare l’ingiunzione di ricostruire la sinagoga a spese del vescovo:

Il luogo che ospita l’incredulità giudaica sarà ricostruito con le spoglie della Chiesa? Il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli? Questa iscrizione porranno i giudei sul frontone della loro sinagoga: — Tempio dell’empietà ricostruito col bottino dei cristiani .
Il popolo giudeo introdurrà questa solennità fra i suoi giorni festivi.

Non contento di quanto scritto nell’epistola, il nostro pio Sant’Ambrogio rincara la dose attribuendosi la responsabilità dell’incendio:

Io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato l’incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato.

Sant’Ambrogio e Osama Bin Laden non sembrano poi così diversi, non è vero? Il nostro Ambrogio si spinse inoltre ad affermare che quell’incendio non era affatto un delitto e che se lui non aveva ancora dato l’ordine di bruciare la sinagoga di Milano era solo per pigrizia e che bruciare le sinagoghe era altresì un atto glorioso.

Questo è per darvi un’idea di quanto abbiano sofferto gli Ebrei nei millenni in Italia o per colpa dell’Italia, visto che la sinagoga si trovava in Siria ma Sant’Ambrogio, da Milano, ha pensato di metter bocca.

Il Nazismo e il Fascismo si fondavano su un pregiudizio mai sopito con l’aggiunta del razzismo scientifico perché per quanto deprecabili possanoapparire le loro politiche ai nostri occhi, nel contesto dell’epoca erano del tutto normali: Regno Unito, Francia e Stati Uniti le praticavano da secoli e si sono accapparati immensi territori, dilaniato popolazioni e arricchito i loro portafogli. Hitler e Mussolini si sono semplicemente accodati in questo delirio, in questa macabra esaltazione razzista.

La storia coloniale d’Italia purtroppo non viene raccontata ed è stata rimossa dalla coscienza collettiva ma di schifezze ne abbiamo fatte: uccisioni, stupri e prevaricazioni vergognose. Capitolo che dovrebbe essere inserito di nuovo nei libri di Storia perché racconta di un periodo che ci ha consegnato nonostante tutto il mondo che abbiamo oggi e le stupidaggini che tristemente si associano ai discendenti di africani e agli africani.

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Questi sono solo alcuni dei motivi per cui non ritengo l’Italia un paese razzista. Le persone individualmente possono essere razziste, non si può impedire alla gente di pensare, ma non può esserlo lo Stato e lo Stato, la Repubblica italiana, non lo è. E soprattutto bisogna smettere di pensare che qualsiasi disagio possa subìre un discendente di africani o un africano, è “razzismo”.

Ritenere che l’africano soffra della malattia incurabile del razzismo è la grande bugia (come se poi non esistessero africani o discendenti razzisti), e se esiste contro gli africani è perché purtroppo nessuno stato africano ha mai difeso la dignità dei propri cittadini in maniera ferma e inequivocabile, è sempre stato un lavoro di altri . Molti stati africani stanno facendo molto negli ultimi dieci anni per ripristinare questa macchia all’onore e la dignità dei loro popoli ma non è entrato ancora nell’immaginario mondiale.

Ritenere che gli africani soffrano più degli altri è un’altra menzogna che alcuni discendenti di africani, africani e in genere tutto il mondo sono portati a credere. Se pensi di soffrire più degli altri non solo non capisci la sofferenza degli altri ma non permetti agli altri di capire la tua. Questo punto è molto importante. Ed è il primo passo per l’empatia e il dialogo tra esseri umani . La discriminazione, l’emarginazione, l’essere rigettato, perseguitato, ridotto in schiavitù, degradato, annientato, violentato, stuprato, insultato, accerchiato, schivato, frainteso, raggirato, ferito, deluso, abbrutito, distrutto, espulso, rifiutato non sono esperienze esclusivamente africane. Ovviamente, ci sono delle vere, potenti e non proprio occulte forze del male che spingono a rafforzare l’idea che vede negli africani e nei discendenti “dei dannati della terra” .

Il razzismo è nelle istituzioni, nelle leggi, nella politica attiva di reprimere un individuo in base alla razza, credo religioso, orientamento sessuale, caratteri esteriori, persone minorate o considerate di peso al progresso collettivo.

Ricordatevelo, prima di gridare ingenuamente a vicende del tutto scollegate tra loro con la stessa superficialità che ha condotto alla sofferenza tante persone nei secoli di storia umana e nel susseguirsi delle generazioni.