Educazione, civilizzazione e “stranierizzazione” nel Regno di Buganda

Tombe Kasubi — Patrimonio UNESCO: vi sono sepolti quattro Kabaka (Re) del Regno di Buganda. Muteesa I (1835–1884), Mwanga II (1867–1903), Daudi Cwa II (1896–1939), Sir Edward Muteesa II (1924–1969).

Tombe Kasubi — Patrimonio UNESCO: vi sono sepolti quattro Kabaka (Re) del Regno di Buganda. Muteesa I (1835–1884), Mwanga II (1867–1903), Daudi Cwa II (1896–1939), Sir Edward Muteesa II (1924–1969).

Kabaka Daudi Cwa II

Kabaka Daudi Cwa II

Per lungo tempo ho ritenuto fosse interessante rivedere l’educazione e la civilizzazione in Buganda dall’avvento degli Europei in questo paese. Recentemente i miei pensieri si sono volti ad un nuovo elemento che, è mia forte convinzione, è il risultato della separata o congiunta combinazione di educazione e civilizzazione, e questo elemento è stranierizzazione, un termine che diciamo ho coniato vista la mancanza di una parola più adatta o appropriata per esprimere cosa ho in mente.

Chiunque sa che l’educazione e la civilizzazione sono cominciate simultaneamente in questo paese nelle rispettive forme rudimentali rese dal gentile sforzo di membri di varie società missionarie e sono ora largamente rafforzate per merito dell’assistenza resa dal governo del protettorato britannico.

Naturalmente, educazione e civilizazzione guadagnarono un enorme favore tra i Baganda, e di conseguenza ci sono numerose scuole in remoti villagi nel Regno di Buganda per l’educazione delle giovani generazioni; mentre ogni altro lusso e struttura, che sono il risultato della civilizzazione, sono estesi oggi a tutti i Baganda che possono servirsi degli stessi in tutto il paese.

Il mio timore ora è che i Baganda, invece di acquisire una appropriata e legittima educazione e civilizazzione, c’è il possibile pericolo che che loro possano scivolare nella stranierizzazione. Chiedo perdono per il termine cui non posso garantire l’accuratezza in quanto è una mia invenzione. Ma oso affermare che è il termine più vicino che può adeguatamente esprimere la mia idea circa la situazione della presente generazione di giovani in Buganda.

Per essere ancora più esplicito, quello che intendo con stranierizzazione è che i Baganda invece di acquisire una buona educazione nelle varie scuole e di servirsi dei vari frutti dell’istruzione, sono davvero preoccupato che la nuova generazione di questo paese stia semplicemente e completamente scivolando in una stranierizzazione che muta i loro naturali istinti e che sminuisce i loro costumi, abitudini tradizionali e buon lignaggio.

Quello che oggi è popolarmente chiamato come “educazione e civilizzazione di un Muganda” può essere ritenuto per certi versi una mera accentuazione di costumi e abitudini straniere di paesi occidentali che sotto certi aspetti sono ingiuriosi ai nostri ideali e alla morale tradizionale.

Sono ben consapevole che è stato detto più di una volta che i Baganda non hanno né moralità né opinione pubblica ma mi dispiace dire di essere sempre stato fortemente contro una tale affermazione o, dovremmo dire, questa falsa accusa portata contro i Baganda come nazione. C’è sempre stata e sempre ci sarà una pecora nera tra le nazioni in giro per il mondo e certamente non è mia intenzione né desiderio far apparire i Baganda come una nazione di santi ma quello che sostengo è che i Baganda, prima dell’avvento degli Europei, avevano un proprio codice morale molto rigoroso che è sempre stato applicato da un costante e genuino timore di qualche male incurabile o un fatale malanno sofferto dal trasgressore di questo codice morale. Io sostengo che i Baganda hanno osseravato la dottrina dei Dieci Comandamenti nonostante fossero completamento all’oscuro del Cristianesimo e della morale cristiana.

Ad esempio c’era una forte reazione contro le seguenti offese che sono i principi fondamentali della dottrina dei Dieci Comandamenti:

a) il furto era sempre punito molto severamente con la perdita della mano destra del trasgressore in modo tale da renderlo incapace di commettere ancora la stessa offesa.

b) l’adulterio era quasi sconosciuto tra i Buganda e qualsiasi uomo colpevole di tale offesa veniva ostracizzato dalla società.

c) l’omicidio era irrimediabilmente seguito da una vera e propria vendetta tra i membri della famiglia o il clan della vittima e quelli del trasgressore.

d) obbedienza filiale era molto onorata tra i Buganda e la disobbedienza e il mancato rispetto di uno dei genitori si riteneva potesse essere punito da qualche potere divino per mezzo di qualche orribile o incurabile malattia sul trasgressore.

d) la falsa testimonianza era vista con disprezzo. Le persone che rendevano falsa testimonianza e la persona contro cui la falsa testimonianza era resa erano soggetti ad una verifica molto severa che consisteva nel costringerli a bere un certo tipo di droga conosciuta come “madudu” che si riteneva rendesse incosciente la parte ritenuta colpevole.

Vorrei inoltre sottolineare che sebbene la poligamia fosse universalmente riconosciuta tra i Baganda e non fosse mai stata considerata immorale, la prostituzione era totalmente sconosciuta. La civiltà straniera, l’istruzione e la libertà sono le cause dirette dell’orribile stato di cose per quanto riguarda la prostituzione e la promiscuità delle relazioni tra le donne e gli uomini Baganda. Ad esempio per un uomo, tutte le donne del suo clan erano sempre considerate sorelle o zie, e il matrimonio tra membri dello stesso clan non era perciò mai tollerato e qualsiasi rapporto sessuale tra un uomo e una donna dello stesso clan era non solo severamente vietato ma si riteneva potesse essere accompagnato da qualche orribile sciagura nei confronti dei trasgressori.

Come ulteriore illustrazione del rigido codice morale dei Baganda, devo menzionare uno dei più importanti costumi ossia la cura delle figlie nella casa di un Muganda. Era una delle offese filiali più gravi e sciagurate per una figlia rimanere incinta mentre viveva con i genitori. Non appena veniva scoperto il suo stato interessante, veniva cacciata di casa dai genitori e da quel momento ogni legame di parentela veniva meno. La figlia non poteva più mangiare con loro né i suoi genitori potevano toccarla finché il bambino non nasceva e qualche rito non fosse eseguito che necessitava non poche difficoltà e vergogna da parte della ragazza e del seduttore.

Questo costume è stato inteso per stimolare moralità nelle ragazze Baganda in quanto una ragazza che avesse perso la retta via prima del matrimonio soffriva questa vergogna e veniva guardata con sdegno da tutti gli amici e parenti. Inoltre tutte le ragazze date in matrimonio e che si scoprivano non essere vergini guadagnavano enorme sfavore agli occhi dei parenti e degli amici.

Tutto questo, tuttavia, non accade più oggigiorno.

L’istruzione e l’esposizione alla civiltà anglosassone hanno completamente distrutto questo codice morale tramite la libertà che è la naturale conseguenza della presente civiltà mondiale, e questo stato di cose ha rimosso il timore costante che ho menzionato sopra dalla mente dei giovani Baganda.

Inoltre non credo sia fuoriluogo dire qui come sia mia ferma convinzione che prima dell’introduzione del Cristianesimo in questo paese, i Baganda non potevano essere classificati come i peggior tipi di pagani d’Africa in quanto non hanno indugiato nei più orridi riti tradizionali pagani come sacrifici umani o torture che si possono trovare in altre parti d’Africa. Ciò detto, nonostante l’ignoranza del Cristianesimo e la pratica della poligamia, sono fortemente dell’opinione che la maggior parte dei costumi tradizionali e dell’etichetta dei Baganda erano coerenti con i principi cristiani. In supporto a questo argomento è solo necessario menzionare alcuni di questi costumi dei Baganda per mostrare che inconsciamente possedevano un senso della moderna morale cristiana:

a) era la più importante etichetta tra i Baganda considerare il proprio vicino come parente e condividere con lui ogni momento felice o di sventura. Ad esempio un Muganda avrebbe sempre invitato un vicino, se avesse ucciso un pollo o una capra, per condividere il pasto. E in caso di pericolo o grave sfortuna era sempre dovere dei vicini rendere ogni sorta di assistenza alla parte in pericolo o afflitta.

b) era un’etichetta ben riconosciuta per un Muganda salutare chiunque incontrasse per strada, non importa se conoscesse questa persona o meno.

c) quando un Muganda consumava il suo pasto e qualcuno passava lì vicino, era costume diffuso invitarlo a condividere il pasto insieme.

d) era sempre dovere di chiunque sentisse un allarme a qualsiasi ora del giorno, o un grido d’aiuto, di andare immediatamente in soccorso e prestare soccorso alla parte in pericolo. Infatti, in caso di una casa in preda alle fiamme, chiunque si ritenesse avesse sentito l’allarme e lo avesse ignorato non rispondendogli, era sempre ritenuto colpevole dell’offesa di aver appiccato il fuoco alla casa.

e) era dovere di ogni Muganda, quando richiesto, di assistere ogni viaggiatore e condurlo nella sua destinazione o fornirgli cibo e acqua, o dargli ospitalità in caso di pioggia o per la notte.

Questi sono solo alcuni dei costumi e dell’etichetta dei Baganda che considero ben lontani dall’essere ripugnanti alla dottrina della Cristianità ma di cui mi vergogno nel constatare siano trascurati e oggi non più osservati a causa della cosidetta educazione e civilizzazione della presente generazione dei Baganda. Questa è quella che chiamo stranierizzazione dei nostri naturali e tradizionali istinti e buon lignaggio.

È quindi mia intenzione con questo articolo enfatizzare il fatto che mentre ci vantiamo di aver acquisito una educazione e una civilizzazione occidentale in un arco di tempo sorprendentemente breve, abbiamo d’altro canto completamente trascurato e ignorato i nostri costumi tradizionali. In altri termini, abbiamo stranierizzato la nostra esistenza acquisendo le peggiori abitudini del popolo occidentale.

Io sono fin troppo consapevole che questo è inevitabile in ogni paese raggiunto dalla civilizzazione occidentale, e perciò ho considerato mio dovere in questo articolo mettere fortemente in guardia le giovani generazioni Baganda che, se da un da lato è legittimamente loro diritto sforzarsi nell’acquisire un’educazione e civilizzazione, loro devono stare oltremodo attenti che l’acquisizione della civiltà e cultura occidentale non distrugga automaticamente i loro costumi e tradizioni che, ed è mia opinione, sono tanto buoni quanto quelle che è possibile trovare tra altri civilizzati paesi occidentali e che al massimo necessitano un rimodellamento sulle linee e le idee della civilizzazione occidentale.

In conclusione, le nuove generazioni del regno di Buganda non devono stranierizzare i loro costumi, le loro tradizioni e i loro istinti naturali ma devono semmai sforzarsi di migliorarli come le condizioni della loro vita ove possibile. Questo è quello che chiamo una appropriata educazione e civilizzazione.